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Teseida

Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Acq. e doni 325, c. 1r

Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Acq. e doni 325

Dimensioni: mm 275 x 195 (198 x 99)

Carte: cc. I + 141 + I’

Provenienza: Italia (soprattutto Firenze)

Tipo di scrittura adottato da Boccaccio: littera textualis

Datazione della scrittura di Boccaccio: metà anni ’40 – metà anni ’50 del XIV secolo

Contenuto:

Boccaccio, Teseida (cc. 1r - 141 v)

Descrizione:

Secondo gli studi recenti di Edvige Agostinelli e William Coleman, editori del Teseida, questo esemplare, interamente di mano di Boccaccio (e per questo noto con la sigla Aut), costituisce la seconda redazione del Teseida, poema la cui composizione è tradizionalmente ricondotta alla fine degli anni Trenta. Su base paleografica il ms. si data agli anni Cinquanta del Trecento (circa 1340-1350), con interventi e glosse aggiunte in tempi successivi. La caratteristica saliente di questo esemplare è la presenza di un copioso corredo di glosse boccacciane ai propri endecasillabi, circa 1300, che costituiscono prezioso materiale di autocommento; si tratta di note di taglio grammaticale, talora spiegazione di lemmi, talora più ampie di taglio esegetico e con spiegazioni mitologiche. Come per altri auctografi del Certaldese, è possibile individuare stratificazioni degli interventi e l’evoluzione del testo. A detta degli studiosi questo testimone mostra l’evoluzione dall’assetto testuale α a quello β, dal quale deriverebbe il ms. Napoli, Bibl. Oratoriana del Monumento Nazionale dei Girolamini, C.F.2.8, copiato da Giovanni di Pietro di Giovanni de’ Ricci e databile attorno al 1450. Tra le cose più interessanti si segnala l’alternativa testuale proposta al passo: «ove raro / buon pescator con util si diventa» (XII 77, 5-6). In relazione a buon Boccaccio ha annotato sul margine sinistro: «Al. ‘gran’». Ha proposto una lezione alternativa, senza tuttavia cassare la lezione d’impianto, che non viene soppiantata o sostituita: è proposta una variante sostanzialmente adiafora (sono entrambe aggettivi monosillabi), sebbene l’intervento imponga di considerare come l’originario buon non vada inteso nell’accezione primaria di ‘mite’, ‘bonario’, vale a dire con una valutazione morale, bensì come ‘abile’, ‘valente’, ‘capace’. L’alternativa gran evita ambiguità nell’interpretazione dell’attributo relativo a pescator. Boccaccio ammetteva quindi la coesistenza tra le due lezioni, entrambe di sua mano, che il lettore trovava poste sullo stesso piano. Interventi analoghi si trovano nell’autografo delle Genealogie (Firenze, BML, Plut. 52.9) e del Buccolicum carmen (Ricc. 1232).

Link della riproduzione: www.autografi.net/dl/resource/2794

Bibliografia: Boccaccio autore e copista, pp. 94-95 (W.E. Coleman); Autografi, p. 54 (M. Fiorilla-M. Cursi); Boccaccio, Teseida, edd. Agostinelli-Coleman.

 
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