Paolino Veneto, Chronologia magna
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Paris, Bibliothèque nationale de France, Latin 4939
Tipo di scrittura del codice: gotica a più mani
Datazione del codice e della scrittura: sec. XIV, anni Trenta o Quaranta
Datazione della scrittura boccacciana: probabilmente anni Cinquanta del Trecento
Provenienza: Napoli
Dimensioni: mm 525 x 405 (442 x 271)
Carte: cc. III + 116 + III’
Contenuto:
Paolinus Venetus, Compendium sive Chronologia magna.
Link della riproduzione: https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b55002483j/f239.item.r=latin%204939.zoom
Bibliografia: Boccaccio autore e copista, pp. 374-76 (I. Ceccherini-C.M. Monti); Autografi, p. 55 (M. Fiorilla-M. Cursi).
Descrizione:
Il ms. contiene il Compendium o Chronologia magna dell’erudito francescano Paolino da Venezia (ca. 1270-1344). Creato vescovo di Pozzuoli nel 1324, Paolino divenne consigliere di re Roberto d’Angiò a partire dal 1328 e frequentò la corte napoletana. Il Compendium, opera compilativa di cronologia e storia universale, era destinato probabilmente a papa Giovanni XXII, che però morì il 4 dicembre 1334. Sebbene sia stata rintracciata una sola annotazione di Boccaccio, alla c. 116ra, si tratta di un esemplare importante perché costituisce l’antigrafo da cui il Certaldese trasse i numerosi estratti dal Compendium di Paolino fatti confluire nella sua ampia miscellanea storica, lo Zibaldone Magliabechiano (Firenze, Bibl. Nazionale Centrale, Banco Rari 50), cc. 121r-221v [163r-263v]. La postilla boccacciana, risalente agli anni Cinquanta, è collocata a commento di una sezione dedicata al pontificato di Giovanni XXII, ed particolarmente significativa perché esprime polemicamente un giudizio sia su Paolino Veneto, che sul papa. La datazione della postilla non per forza coincide con la lettura dell’opera: Boccaccio potrebbe avere avuto modo di leggere la Chronologia già qualche anno prima, il testo della postilla è il seguente:
Iste venetus adulator nicil dicit de tyrampnide gesta per papam istum, de trucidatione christianorum facta suo iussu, de partialitate animosa eiusdem et de quampluribus aliis dyabolicis gestis eiusdem. Expectabat quidem bergolus iste pilleum rubrum, veritatem tacendo et exprimendo mendacia. Vir quidem sanguinum fuit Iohannes iste, nec Ecclesie Dei satis dignus.
> [Trad. : Questo veneto adulatore non dice nulla della tirannide esercitata da questo papa, della strage di cristiano perpetrata per suo ordine, della sua animosa lotta di fazione e delle molteplici altre gesta diaboliche del medesimo. Aspettava certo questo bergolo il pilleo rosso, tacendo la verità e proferendo menzogne. Davvero uomo di sangue codesto Giovanni, e non certo degno della Chiesa di Dio]
Il Certaldese accusa Paolino Veneto di essere un adulatore, colpevole di aver taciuto i misfatti compiuti da papa Giovanni XXII al fine di ottenere il pileo rosso, il cappello cardinalizio; il pontefice è invece definito un uomo sanguinario. La stesura di questa nota è molto meditata e rivela ricercatezze lessicali e stilistiche: spicca la locuzione vir sanguinum, audacemente riferita all’indegno pontefice, che è significativamente ripresa dalla Sacra Scrittura (Ps. 5, 7: «Virum sanguinum et dolosum abominabitur Dominus»; Ps. 58, 3: «Eripe me de operantibus iniquitatem, et de viris sanguinum salva me»). Significativo poi l’impiego, riferito a Paolino Veneto, del volgarismo bergolus, vale a dire ‘chiacchierone sempliciotto’, ‘ciarlone’, che trova significativi parallelismi nel Decameron dove l’epiteto bergolo è utilizzato in relazione a personaggi veneziani, la «giovane bamba e sciocca» Lisetta da ca’ Quirino e il cuoco Chichibio: «sì come colei che viniziana era, e essi son tutti bergoli» (Dec. IV 2, 12); «Chichibio, il quale come nuovo bergolo era» (Dec. VI 4, 6). Per i grossolani errori commessi Paolino viene apostrofato con lo stesso epiteto in alcune note apposte nello Zibaldone Magliabechiano: «bergolo» (c. 169r); «Videat Deus quid lector possit assummere et venetus bergolus maledicatur» (c. 170r).