De mulieribus claris

Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana
SEGNATURA Plut. 90 sup. 98/1
NOTE Riconosciuto autografo di Boccaccio da Pier Giorgio Ricci, è il codice sul quale si fonda l’edizione critica del De mulieribus claris curata da Vittorio Zaccaria. Nei suoi ultimi anni di vita, probabilmente nel 1373, il Certaldese allestì questa transcriptio in ordine della sua opera sulle donne famose; essa costituisce verosimilmente l’ultima volontà dell’autore di un’opera iniziata almeno un decennio prime e dalla complessa trasmissione redazionale. La scrittura è la consueta littera textualis della maturità e mostra alcune caratteristiche tipiche degli autografi tardi del Certaldese, come il Marziale dell’Ambrosiana. Si presenta di modulo medio-piccolo, con il testo che è distribuito su due colonne e ricorda un po’ la mise en page del Decameron nell’autografo berlinese Hamilton 90, allestito pochi anni prima. Boccaccio ha apposto una sola annotazione marginale alla c. 55rb, sul margine destro, in relazione al capitolo su Ipsicratea, la fedele e valorosa moglie di Mitridate re del Ponto, disposta a sopportare ogni afflizione pur di seguire il marito, anche nella più amara sventura. Un fiorellino mette infatti in evidenza la frase: «Nulla profecto usquam uxor pro viro similia, nedum graviora, pertulit» (Mul. cl. 78, 7). Notevoli i disegni antropomorfi che adornano le parole di richiamo, il particolare le faccine alle cc. 24v e 56v (analoghe anche in questo caso a quelle presenti sull’autografo berlinese del Decameron). Questo esemplare non è riconducibile a nessuno dei due item dell’inventario del 1451 della Parva libraria di Santo Spirito, rispettivamente i libri 5 e 10 del banco V